È il 1914 ed Eliot non sa, mentre li scrive, che sette anni e due raccolte di poesie più tardi questa manciata di versi dimenticati, messi da parte, rifiutati per la loro violenza ispirata, per il loro dolore lucido e glaciale – salteranno fuori imperiosi dai cassetti e dalle sinapsi, lo costringeranno a essere rivissuti e riscritti, a trasformarsi in quella visione razionale che sarà The Waste Land – la terra desolata, il paese guasto.
Dopo il passare dei giorni ispirati
dopo il pregare, il silenzio, il gridare
dopo la fine inevitabile di mille strade
e la veglia gelida in giardini seccati
Dopo la vita e la morte di luoghi solitari
dopo i giudici e gli avvocati e i guardiani
e le torce rosse su facce sudate
Dopo il passare delle notti ispirate
e le lance scosse e le luci flebili –
dopo il vivere e il morire –
Dopo la fine di questa ispirazione e le torce
e le facce e il gridare
il mondo parve futile – come di domenica il passeggiare.
(© Daniele Gigli per articolo e traduzione – Condivisione autorizzata a fini non commerciali citando la fonte)