Chi traffica la pece ci si sporca,
chi se la intende col superbo indossa la superbia.
Si toglie un peso chi si intende con gli onesti,
non associarti a uno più ricco di te.
Che hanno in comune una pentola di ferro e una di coccio?
Quando si urtano vanno in frantumi.
Il ricco fa ingiustizie e grida,
il povero subisce e tace.
Se sarai prodigo ti si farà padrone,
se non lo sarai, ti abbandonerà.
Se possiedi, vivrà con te e ti svuoterà
e non se ne farà una pena.
Se gli servi, ti inganna
e sorridendo dà speranza, ti dice bene,
ti chiede «che ti serve?»
Ti confonderà coi suoi banchetti, finché non ti avrà umiliato – due, tre volte,
e ti deriderà e vedendoti più avanti ti abbandonerà
scuotendo il capo.
Siracide, 13, 1-8
[Nota: la numerazione dei versetti ricalca quella della Vulgata, da cui questa libera versione è tratta]
(© Daniele Gigli per la traduzione dalla Vulgata – Condivisione autorizzata a fini non commerciali citando la fonte)