Notturno

La notte puzza di ristagno dalla darsena,
s’incista nella camera ingombrante, sfrega sulla mente come cartavetro.
«Hai perso il conto» dice l’altro me che tenta l’ordine, che infila facce e corpi l’uno
__________accanto all’altro
che non sa chi c’era chi non c’è chi si è disperso rimanendo indietro –
«non è mia la colpa» –
mai, mai dire che è finita o sta per esserlo.

«Forse non era questa la tua strada, o forse sì»
(ma poi che farcene di queste ipotesi, di questi resti d’epoche finite o mai iniziate)
«forse sì» s’insinua il tarlo interminante
«forse sì» ma adesso che sappiamo meno di una volta,
che sappiamo solo quanto non è più da chiedere
mi chiedo invece dove siete,
a quali strade avete dato tempo e cuore, a quali immagini di bene e male,
voi, tutti voi che ho amato o no, vissuto o no, che ho violentato o no per la mia strada,
tutti voi – dov’è che siete andati,
in quale mente in quale odore in quale notte disperata e senza luce?

(© Daniele Gigli – Condivisione autorizzata a fini non commerciali citando la fonte)