Tre poesie per Giampaolo – In memoriam

Vent’anni fa, in una notte di pioggia leggera, Giampaolo Gigli lasciava questa terra – quasi sussurrando i suoi ultimi respiri calmi e lievi.
Vent’anni dopo siamo qui – ancora a chiederci quale eredità ci abbia lasciato e quanto abbiamo saputo tradirla.
Che queste tre poesie siano memoria di lui e destino per me, compito dei giorni che restano.


La fabbrica è ormai quello che ne resta:
piglie scrostate, resti d’armatura.
Qui gli altiforni fusero materia,
qui vissero e operarono gli uomini del nord.
Dove una volta c’erano le insegne sorgono altri segni –
segni di passo, segni senza vita –
dove una volta c’erano le insegne e dove adesso
solo i figli si ricordano
dei padri, dell’opera comune.

(Nord, 2 – Da Di odore e di generazione, 2019)


E Giunio generò Marino
e venne via da casa, generò Marino
che generò Giampaolo
e Giampaolo sposò Giulia e generarono
e nacque Monica e ancora generarono
Daniele – che attraversò la vita e il secolo.
Giunio fece la stirpe e fu Marino e fu Giampaolo
che generò
Daniele – che generò: nessuno.

(Nord, 4 – Da Di odore e di generazione, 2019)


Questa morte che volteggia e picchia e morsica
la carne, questa morte senza eredi,
in fondo nostra – chi s’incenera, chi resta.
La mente annichilita si ribella,
oscilla in una bava di vendetta
e chiede sangue al dio del focolare,
all’ordine illusorio che si guasta.

Questa morte: chi s’incenera, chi resta,
chi è fermo in intenzione –
questa morte senza odore,
senza generazione.

(Nord, 9 – Da Di odore e di generazione, 2019)


(© Daniele Gigli, 2019 – Condivisione autorizzata a fini non commerciali citando la fonte)