Mario dipinge il porto e la sua venere,
il vento sferza i nervi da lontano
– ancora è dolce il cielo sull’Europa –
sferza i nervi e li contrae, li addestra, cambia in brama i desideri:
la cenere fa fuoco inestinguibile.
La meta non raggiunta, il solco aperto, attira
e infine il moto accelera, le genti si misurano le mani e il volto
– e dove, dove sono i nomi dei mestieri,
amore di una volta, dove sei?
Da oriente s’alza un altro vento
– di giustizia? –
e con la luce avanza il ferro, si schiodano le vite via dai cardini
i corpi appena seppelliti fanno scudo,
che sarà giusto infine – sarà più giusto il prossimo che arriva.
(© Daniele Gigli, 2022 – Condivisione autorizzata a fini non commerciali citando la fonte)