Bellezza che guarisce, bellezza che insegna. E noi, sulla soglia di un mondo di luce, sempre incerti se chiudere gli occhi o passarla.
Una poesia di Louise Glück, October (2006), la terza parte.
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Era caduta neve. Ricordo
musica da una finestra aperta.
Vieni a me, disse il mondo.
Non dico
che parlasse per frasi chiare
ma che così percepii la bellezza.
Alba. Una pellicola di umido
su ogni cosa viva. Pozze di luce fredda
si formavano nei fossi.
Stavo
alla porta,
per quanto ora sembri ridicolo.
Ciò che altri han trovato nell’arte,
io lo trovai nella natura. Ciò che altri han trovato
nell’amore umano, io lo trovai nella natura.
Davvero semplice. Ma non c’erano voci, lì.
L’inverno era finito. Nella terra sgelata,
spicchi di verde apparivano.
Vieni a me, disse il mondo. Io stavo
nel mio cappotto di lana a una sorta di portale di luce –
Posso dire finalmente
molto tempo fa; mi dà un certo piacere. Bellezza
la guaritrice, la maestra –
la morte non può ferirmi
più di quanto tu mi abbia ferito,
amata mia vita.
(© Daniele Gigli, 2022 per la traduzione – Condivisione autorizzata a fini non commerciali citando la fonte)