Un anno nuovo comincia e noi ancora non sappiamo le parole. Ma continuiamo a provarci, con l’Eliot di East Coker (1940).
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Così sto qui, a mezza via, avendo passato vent’anni –
vent’anni così sprecati, gli anni dell’entre deux guerres –
tentando d’imparare a usare le parole, e ogni intentata
è una nuova partenza, e un tipo diverso di errore
perché non si impara mai a trovare le parole giuste
se non per ciò che non si ha più da dire. E ogni azzardo
è un nuovo inizio, una scorreria balbuziente
nel casino dei sentimenti imprecisi,
di squadroni indisciplinati di emozioni. E ciò che va conquistato
con forza e sottomissione, è già stato scoperto
una volta o due, o infinite volte, da uomini che non possiamo sperare
di emulare – ma non c’è competizione –
c’è solo la lotta a recuperare ciò che è stato perduto
e ritrovato e perduto ancora e ancora: e adesso, in condizioni
che non sembrano propizie. Ma forse non c’è né guadagno né perdita.
Per noi solo il provare. Il resto non è affare nostro.
(© Daniele Gigli, 2013-2022 per la traduzione – Condivisione autorizzata a fini non commerciali citando la fonte)