C’è un tempo per ogni cosa, anche per incontrare un’opera. Tempus tacendi è una meditazione in versi del 2017, pubblicata per le preziose edizioni Alla Chiara Fonte. L’autore, Matteo Veronesi, me ne fece gentilmente dono un anno più tardi, poco dopo il mio ritorno da un breve ma indimenticabile viaggio in Terra Santa.
Ma se è vero che il chronos è calcolabile, non lo è invece il kairos. Ecco perché, dopo una veloce e superficiale lettura – apprezzata, ma un po’ “sorvolante” – soltanto l’altroieri questo librino mi è tornato in mano esigendo il doppio fondo inscritto nel suo titolo. Ché se c’è un tempo per tacere, ce n’è anche uno per parlare, e uno – ancora più misterioso – in cui tacere e parlare incomprensibilmente coincidono.
Perché cantare, si chiede Veronesi, e per chi, noi che «non ci saremo / quando l’eterna assenza / ci farà presenti al mondo»? Per chi, se questo tempo non ti vede e non ti chiede, se tutto ciò che sembra offrire è l’immersione in una luce che non illumina ma nasconde, in cui persino il «nero abisso / che pulsa dietro il velo delle pagine» sembra «meno labile, meno / infido di quel chiarore / che lo nasconde»?
Domande che chiunque scriva con il sangue si è fatto almeno una volta, e che almeno da Petrarca in qua sono necessarie, perché ogni sillaba messa a stampa sia pagata con la vita – ed è singolare che paiono essere sempre i più nascosti tra gli scrittori, i più cerebrali, quelli più coscienti di questo diaframma tra arte e vita, tra verità e finzione. Veronesi ne è cosciente e ne fa dramma privato esposto in pubblico, atto di parola nella cerca del silenzio. La vita umana, in quanto umana, non ha – non può averla – esperienza immediata. «Odio la gloria pura della luce / in cui grida, verde, l’innocenza / dei prati che paiono tremare / eterni nell’istante / di una nascita che non ha mai fine».
Odia la gloria pura e ne ha ragione, perché non c’è purezza nell’umano che non passi dalla forca della carne, del suo peso e del suo limite. Tutto il resto è illusione per topi da ufficio, legge senza pietà, processo senza spirito.
(© Daniele Gigli, 2023 – Condivisione autorizzata a fini non commerciali citando la fonte)