Botticelli’s «Spring»

Nel 1958 usciva Gasoline di Gregory Corso, una delle pietre miliari della poesia beat. In uno dei suoi componimenti, Botticelli’s «Spring», una nervosa Firenze aspetta un cenno dalla primavera che non vuol saperne di arrivare. Finché Botticelli apre la porta del suo studio e «fa» la sua primavera, una primavera più reale di qualsiasi primavera, perché porta in sé tutto il possibile del creato – il suo visibile e il suo invisibile.


Di primavera nemmeno un cenno!
Sentinelle fiorentine
—–da campanili ghiacciati
—–cercano un segno –
—–Lorenzo sogna di svegliare uccelli azzurri,
—–Ariosto si succhia il pollice.
—–Michelangelo è seduto in mezzo al letto
—–…niente di nuovo lo sveglia.
—–Dante si tira indietro il cappuccio di velluto,
—–ha gli occhi scuri e tristi.
Di primavera nemmeno un cenno!
—–Leonardo misura coi passi la sua stanza insopportabile
—–…butta un occhio arrogante sulla neve dura a morire.
—–Raffaello entra in un bagno caldo
—–…i suoi lunghi capelli di seta seccati
—–per il poco sole.
—–Aretino ricorda la primavera a Milano; sua madre,
—–che adesso, sulle dolci colline milanesi, dorme.
Di primavera nemmeno un cenno! Nessuno!
Ah, Botticelli apre la porta del suo studio.

(© Daniele Gigli, 2022 per la traduzione – Condivisione autorizzata a fini non commerciali citando la fonte)