Non solo per un bambino, per tutti noi. Se anche Cristo non fosse mai nato? A chi gridare, a chi affidare la morte di una vita mai arrivata a vivere?
Una poesia di Seamus Heaney, Elegy for a still-born child (1969).
__________________
I
Tua madre cammina leggera come una nassa vuota
e disimpara l’intimo tira e molla
che il tuo fardello di carne in seme e caglio d’ossa
ripeteva insistente. Quel mondo sfrattato
si contrae nella sua storia, nel suo sfregio.
Il Giorno del Giudizio è risuonato quando la tua sfera
collassata si è estinta nella nostra atmosfera,
tua madre gravata della sua leggerezza.
II
Per sei mesi sei stato cartografo,
tracciando la rotta al mio amico da coniuge a padre.
Ha visto un mappamondo dietro al tuo tumulo piatto.
Poi l’asse è crollato, stella cadente, per terra.
III
Nei viaggi solitari ci ripenso:
nascita della morte, esumare per seppellire,
una ghirlanda di vestitini, un passeggino-ricordo,
e i tuoi che cercano un arto fantasma.
Guido come un automa per questa strada spoglia,
sotto un cielo che pioviggina e un corvo che volteggia –
oltre i campi dei monti, pieni all’orlo di nuvole,
onde bianche ritornano a casa su un lago d’inverno.
(© Daniele Gigli, 2022 per la traduzione – Condivisione autorizzata a fini non commerciali citando la fonte)