La Quaresima si avvia verso la sua ultima stazione prima della Settimana Santa.
Così, quasi cent’anni fa, Eliot concludeva il suo rito di immersione battesimale nel Mercoledì delle Ceneri. Così, dieci anni fa, lo riscrivevo nella nostra lingua – e ancora ne ascolto l’eco: sempre meno certo di conoscere quel che scrivo; ma in fondo in fondo sempre più persuaso che quel che scrivo sia più vero di quel che so.
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(Parte VI)
Benché non speri di tornare ancora
Benché non speri
Benché non speri di tornare
altalenando tra la perdita e il profitto,
in questo breve transito dove s’incrociano i sogni,
questo crepuscolo affollato di sogni tra la nascita e il morire
(benedicimi padre) benché io non desideri
desiderare queste cose
dalla finestra spalancata incontro a rive di granito
le vele bianche ancora volano sul mare,
sul mare volano ali non spezzate
E il cuore perduto si rinsalda e gioisce
tra il giglio perduto e le voci perdute del mare,
lo spirito debole s’affretta a ribellarsi
per la verga dorata ricurva e le voci perdute del mare,
s’affretta a riparare
il grido della quaglia e il piviere che volteggia.
E l’occhio cieco
crea le forme vuote tra le porte d’avorio,
l’odore ravviva il sapore salmastro della terra sabbiosa.
È questo il tempo di tensione tra morire e nascere,
il luogo di solitudine dove tre sogni si traversano tra rocce azzurre;
ma quando le voci scosse via dall’albero di tasso andranno alla deriva,
fa’ che sia scosso l’altro tasso, che risponda.
Sorella benedetta, madre santa, spirito della fonte e del
giardino,
non sopportare che ci irridiamo con la falsità
insegnaci a curarci e non curarci,
insegnaci la quiete
anche tra queste rocce,
nella Sua volontà la nostra pace
e anche tra queste rocce
sorella, madre
e spirito del fiume, spirito del mare,
non sopportare che io sia separato
e lascia che il mio grido giunga a Te.
(© Daniele Gigli, 2013-2023 per la traduzione – Condivisione autorizzata a fini non commerciali citando la fonte)